Siccità, 3 miliardi di euro di danni: Po in secca, laghi e fiumi svuotati

Coldiretti chiede «un grande piano nazionale per gli invasi» e lo stato di emergenza

Siccità, 3 miliardi di euro di danni Po in secca, laghi e fiumi svuotati

Sale a 3 miliardi di euro il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne. Tra autobotti e razionamenti, il Po è in secca peggio che a Ferragosto, laghi e fiumi sono svuotati e i campi arsi. I raccolti bruciano sui terreni senz’acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali, con i foraggi bruciati dal caldo.

È quanto afferma la Coldiretti nel tracciare l’ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole devastate. Un panorama rovente che peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature oltre i 40 gradi con le falde sempre più basse mentre si moltiplicano le ordinanze dei comuni per il razionamento dell’acqua.

In questa situazione di profonda crisi idrica, denuncia Coldiretti, «oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile».

La precedenza, sempre secondo la confederazione, va data al settore agricolo «per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale».

SICCITÀ, LETTERA DI COLDIRETTI A DRAGHI

Siccità, 3 miliardi di euro di danni Po in secca, laghi e fiumi svuotati

Parole che il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha confermato nella lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi. «Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione –  si legge nella missiva – appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo».

a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga poi dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico».

Una richiesta fatta propria anche dalle Regioni, con l’appello al Governo per lo stato di emergenza nel Nord Italia e per avere il supporto a livello nazionale della Protezione Civile.

UN QUARTO DELL’ITALIA A RISCHIO DESERTIFICAZIONE

Sempre secondo Coldiretti, più di un quarto del territorio nazionale (28%) sarebbe a rischio desertificazione, con una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud e del Nord. La grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare.

Il Po, al Ponte della Becca (Pavia), è a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico. Un livello più basso di quello raggiunti a Ferragosto 2021. La siccità che colpisce così i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le produzioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali.

L’assenza di precipitazioni aggrava la situazione di dipendenza dell’Italia dall’estero, sul fronte di diverse materie prime. Il Bel paese produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle.

Non va meglio per grano duro per la pasta (56%) ed orzo (73%). «Una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali».

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